giovedì, dicembre 27, 2007

Una specie di racconto

Una schiera di tre ragazze. Tre ragazze in cerca di uno sfogo, pronte ad incanalarsi in quel sentiero solcato da miriadi di femminilità coi tacchi e gli occhi disegnati e venduto a gran voce dal mondo ben fotografato e ben impaginato delle riviste di moda.
La ragazza coi capelli legati, la ragazza con i capelli cortissimi e quella con i capelli rossi, piccola nota di variegata diversità nelle luci del corso.
Si sono incamminate nel sentiero dello shopping, soluzione da donne a problemi da donne, a cui non sono abituate, imbottite di pensieri troppo pesanti, dubitando fortemente che il loro camminare tra le vetrine potesse essere una vera distrazione: sostituire pensieri pesanti con pesanti borse piene di cose inutili non sembra avere un gran senso per loro.
Parlare, avrebbe potuto funzionare, ma ognuna avrebbe voluto parlare solo di sè, quindi era meglio scegliere un altro modo. Certo a quella con i capelli cortissimi mancavano dei pantaloni nuovi, certo a quella con i capelli rossi mancava un golfino e l’altra, era decisa a comprarsi uno di quei libri di cui per troppo tempo aveva rimandato l’acquisto, e la scelta di andare per negozi aveva la sua bella giustificazione formale.
Parole scritte, quelle sì che andavano bene per trovare una consolazione, ma il buco nei jeans di quella con i capelli cortissimi parlava chiaro per lei: “hai bisogno di un paio di pantaloni, non di libri che poi non riesci a leggere nel marasma che la tua vita è diventata negli ultimi sei mesi”.
Mentre per l’altra, quella con i capelli legati, il libro era una scelta obbligata, il modo per ricordare a se stessa chi è. Vagare tra i libri, tra i suoi libri, era il modo di dire che ancora non si era persa del tutto e che era ancora in grado di dar retta alle sue priorità.
E la priorità di quella sera, per lei, era sopportare il tamburellare di sospiri della ragazza con i capelli cortissimi, lasciare spazio ai suoi tentativi di riflessione cangianti di paranoia, perché alla ragazza coi capelli cortissimi è affezionata, e il riflesso delle sue paranoie era così comodo da usare come paragone per le sue mezze paranoie, indicando dopotutto la sua situazione come leggera e gestibile.
Resistere.
Resistere alla voglia di essere una ragazza normale ed inserirsi nei sentieri comuni e confortanti delle ragazze normali, resistere alla tentazione di lasciarsi andare alle sensazioni che ribollono in superficie in modo così forte da far agitare anche tutto il resto.
E non fa bene alla ragazza dei libri vedere la ragazza con i capelli cortissimi lasciarsi andare ai propri sentimenti e dare retta a quelle che, anche lei, chiama debolezze, e non fa bene nemmeno vedere la ragazza con i capelli rossi con tutti i suoi compromessi, e non fa bene pensare alla ragazza bionda e al coraggio con cui ha affrontato i cambiamenti.
Perché la ragazza dei libri tutto questo coraggio proprio non ce l’ha. Il coraggio di affrontare i cambiamenti, il coraggio di fare dei compromessi tra il suo mondo e il resto del mondo, il coraggio di dare retta ai suoi sentimenti perché è consapevole che nel calderone dei sentimenti è tutto sbagliato.

E più tardi, mentre la ragazza con i capelli cortissimi è corsa tra i dubbi e l’entusiasmo da quello che lei chiama l’uomo sbagliato, la persona con cui non ha niente in comune se non questa cosa che stanno vivendo; e mentre la ragazza con i capelli rossi, dopo l’ennesimo caffè e l’ennesimo cucchiaio di nutella, è andata a dormire per poi risvegliarsi al suono del cellulare e uscire trascinandosi dietro tutto il suo sicuro fastidio; la ragazza dei libri si è rifugiata nelle sue cose, nelle sue voci preferite, cedendo al richiamo del foglio bianco da impiastricciare, al sicuro in qualche modo, libera in qualche modo, al rassicurante minimo della felicità.

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