mercoledì, dicembre 07, 2011

Feeling Fashionist nel museo di Valentino

Oggettivamente qui agli antipodi non e' difficile sentirsi delle esperte di moda come la mia omonima ma ben più' brava e famosa Zittella Acida.

Infatti, pure la vostra Zittella che va al lavoro in jeans e sneakers, che non vede la parrucchiera da settembre e che si depila a casa con la lametta (quando se lo ricorda) puo' diventare una sorta di fashion-icon quando cammina per le strade di Wellington.

Pantacollant Galattici!
La verita' e' che basta che una si spazzoli i capelli prima di uscire di casa, cerchi di indossare non piu' di due colori, che possibilmente non facciano a botte fra loro, ed eviti di mettersi lo smalto se non sa gestirlo et voila' viene subito notata ed apprezzata per il suo stile.
D'altra parte qui si compete con gente che di sabato pomeriggio (ovvero in pieno giorno!) se ne va in giro con pantacollant di lycra da mettere in imbarazzo persino Madonna, ha il culto delle espardillas come scarpe eleganti e - orrore, orrore! - giudica quella di portare le calze strappate e smagliate come la moda di grido dell'ultima stagione autunno-inverno.

(Prometto che se mi ricordo cerco di rubare altre foto che testimonino i canoni della moda ggiovane-kiwi, e' un'esperienza a dir poco interessante)

Ovviamente inutile sottolineare che il commercio si e' adeguato agli standard richiesti, rendendo estremamente arduo lo shopping alle personcine normali, come la sottoscritta, che non hanno quell'occhio fino richiesto per pescare nel mucchio di stracci l'unico capo indossabile.
E si puo' quindi capire come anche nell'italiana meno modaiola degli antipodi si possa velocemente sviluppare la sindrome da Sex & the City e tutt'a un tratto la povera tizia si ritrovi a spasimare per le cose belle, quando fino a pochi anni fa al massimo ci gettava un'occhiata ammirata ma distratta.

Percio' e' sotto questo effetto che ieri mi sono scaricata il software gratuito per entrare nel primo museo della moda virtuale, creato nientepopodimenoche dall'Imperatore Valentino, in carne e 3D.
E...mamma mia, che meraviglia!
Apparte il fatto che il museo e' fatto proprio bene, e la macchina 3D e' consistente al punto di farti davvero sentire a giro per le 8 stanze di cui e' composto....
Apparte il fatto che congiungere l'alta moda con l'informatica e', a mio parere, un'idea geniale....
Apparte il fatto che e' gratuito..
Apparte tutto, questa cosa da' dipendenza pura!




Abbiamo a disposizione 45 anni di carriera di uno dei piu' grandi maestri della moda da spulciare, navigare, guardare, sentire, camminare, quasi toccare...e tutto sul nostro computer di casa (di casa, giuro, non l'ho scaricato al lavoro, anche se e' stata durissima). Ogni stanza ha sezioni a tema ed e' piena di vestiti - pare che in tutto siano piu' di 300 i modelli esposti - e noi possiamo avvicinarci ad ognuno di loro ed avere ulteriori informazioni su ogni modello.
E cosi', oltre che poter ammirare il vestito a 360 gradi, si puo' vedere il video della passerella in cui e' stato presentato la prima volta, le riviste in cui e' stato fotografato e i personaggi famosi che l'hanno indossato.
A partire dagli anni 60 fino ad oggi!
Il tutto poi arricchito da video, foto ed interviste.

Insomma, non credo sia necessario dirvi quanto tempo abbia speso girovagando per quelle stanze virtuali e fermandomi ad ammirare i vestiti indossati da Jackie Kennedy fino a quelli di Julia Roberts (dai, anche le antifashions non possono non ricordare il vestito della Julia quando vinse gli Oscar!) e con mia immensa sorpresa ad un certo punto mi sono trovata accanto pure lo Stregone, anche lui per una volta stregato da questo piccolo capolavoro virtuale.
E così, insieme, virtualmente mano nella mano, abbiamo continuato a girovagare nel museo un altro po'.

E dai, provatelo, mi ringrazierete!


Il vestito della Julia, per chi non se lo ricordasse

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