mercoledì, febbraio 29, 2012

Lettera ad un'amica perduta

Cara amica da tempo perduta, ti scrivo forte perche' sei molto lontana, ma ti scrivo senza un perche'.
Forse e' tutta colpa di questo giorno strano, che capita ogni quattro anni e non ha memoria di cio' che avviene nel frattempo.

Da quando non ci sentiamo piu' sono successe diverse cose, il lavoro mi ha permesso di conoscere una nuova citta' che ti piacerebbe molto, ho imparato a fare i tortellini e mi sono pure sposata.
Ci crederesti? Una zittella fino al midollo che attraversa una navata tutta in bianco.
Praticamente un bersaglio mobile.
E' stata una giornata incredibile e c'erano tanti amici intorno, tanto affetto e tanti ricordi che quasi si riusciva a dimenticare quel posto vuoto che sarebbe stato il tuo.

La nostra amicizia e' stata lunga e molto bella, ed e' finita come solo le cose importanti possono finire: con rabbia, cattiveria e quel dolore che e' proprio di chi si conosce cosi' bene da poter ferire senza doverci star troppo a pensare.

E la mia lettera non vuole arrivare a te, a cui forse non arrivera' mai, portando con se' l'inutile speranza dell'infame Pandora a noi cosi' cara. Non vuole, non puo', dimenticare la tristezza infinita provata nel vedere andare in frantumi qualcosa che aveva dato per stabile e solido ed invece era solo un'effimera creatura di cristallo, le cui scheggie ancora non sono state tutte rimosse.

Vuole e puo', pero', rubare una pagina di questo spazio virtuale che creammo insieme per ricordare proprio quella amicizia di cristallo, le cui sfaccettature proiettavano gli arcobaleni di pazzia e giocosita', disincanto ed autoironia, profondita' e voglia di non prendere niente e nessuno mai troppo sul serio che eravamo noi.
Delle noi piu' giovani, piu' spensierate, senza quei chilometri che ci hanno portate cosi' lontane.
Non so se eravamo felici, ma so che sapevamo divertirci, e divertire.

E adesso che il tempo ha fatto sedimentare i sentimenti piu' pesanti, ricoprendoli con quello strato leggero di rassegnazione che rende tutto piu' liscio e sfuocato, ecco che come piccole bolle colorate ritornano a galla le miriadi di ricordi, colori e parole legate a noi.

Affiorano come surreali racconti dalle pagine di questo blog, con nomi tanto scientifici quanto assurdi come il Ramingus Olezzosus o il Fizwilliamii Domesticus.
Cadono da vecchi diari sottoforma di bigliettini per ricordare l'ultimo dell'anno dei Trilobiti il 31 Dicembre del Permiano o quel maledetto esame di Botanica Sistematica con tanto di cartolina a frutta e verdura.
Hanno il volto del camaleontico Ulisse Dini, il suono delle fusa di un gatto, il profumo di polpette fatte in casa e la forma di un bicchiere pieno di Vitamina R.
Portano con se' l'orgoglio di una mela morsicata a cui affibbiare un nome, il genio di teorie entropiche e dissertazioni sui gas nobili e il mistero di domande esistenziali che non troveranno mai risposta.
Ma perche' le Zittelle non si estinguono?

Soprattutto, pero', hanno la forte familiarita' di ore ed ore passate a chiacchierare e vaneggiare, passeggiando per Pisa o davanti ad un piatto sempre offerto con gioia, degustando un pampero invecchiato o in macchina nella piazzetta di Santa Caterina, con i parcheggiatori abusivi che ci squadravano straniti.

Certe cose probabilmente si consumano e finiscono senza che si possa far nulla per evitarlo ed io sto imparando questa lezione, o almeno ci provo...e' bello pero' sapere che non sono accadute invano, che tutti questi ricordi preziosi hanno arricchito la mia vita e saranno li' per me, loro si', si spera per sempre.
O quantomeno finche' i miei gia' provati neuroni riusciranno a ricordare.
Che e' gia' qualcosa.

E a te, amica perduta, auguro col cuore di conoscere nuove persone interessanti, di leggere tanti libri stupendi e di trovare sempre i biglietti per il concerto del Boss.
Ma ti auguro soprattutto la forza di non lasciarti prendere dal fascino nero della tristezza e di inseguire sempre i tuoi sogni, anche quelli piu' folli, perche' noi siamo parte del ristretto gruppo di esseri umani privilegiati che possono davvero farlo e non vale la pena sprecare questa grande occasione che e' la nostra vita.
Sarebbe da perdenti evoluzionistici, e lo zio Darwin non ce lo perdonerebbe mai.

Grazie per tutto quello che mi hai dato per dieci anni, e' stata una bella avventura la nostra.

Con affetto e senza piu' rancore,
una vecchia zittella.


1 commento:

albolo ha detto...

che tristessa :-(

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